Schon è particolarmente efficace quando analizza l’impostazione dei problemi come una componente chiave del lavoro professionale:
Nella concretezza della pratica, i problemi non si presentano ai professionisti come dati di fatto. Essi devono essere costruiti a partire dai materiali di situazioni problematiche che sono disturbanti, confusive e incerte. Per convertire una situazione problematica in un problema, un professionista deve effettuare un certo tipo di lavoro: deve dare senso a una situazione incerta che inizialmente non ha alcun senso. Quando dei professionisti esaminano, per esempio, quale strada debba essere costruita, hanno solitamente a che fare con una situazione complessa e malamente definita in cui sono mescolate insieme questioni geografiche , topologiche, finanziarie, economiche e politiche. Una volta che hanno deciso in qualche modo quale strada costruire, quando passano a prendere in considerazione il miglior modo di realizzarla, può presentarsi un problema che è risolvibile applicando le tecniche disponibili, ma quando la strada che hanno costruito porta inaspettatamente alla distruzione di un’area territoriale, essi possono trovarsi ancora una volta in una situazione d’incertezza.
E’ questo tipo di situazione che i manager sempre di più cominciano a considerare come un aspetto centrale della loro pratica professionale. Iniziano a riconoscere che sebbene l’impostazione di un problema sia una condizione necessaria per il problem solving di tipo tecnico, in sé non si tratta di un problema tecnico. Quando impostiamo il problema, selezioniamo quelle che tratteremo come le “cose” proprie di quella situazione, delimitiamo i confini della nostra attenzione per essa e le imponiamo una coerenza che ci permette di dire che cosa è sbagliato e in quali direzioni è necessario cambiare la situazione. L’impostazione del problema è un processo in cui, in modo interattivo, diamo un nome alle cose cui presteremo attenzione e incorniciamo il contesto nel quale ce ne occuperemo.
(Schon, 1983b, p. 40)
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